LE TIGER NUTS: Le “noccioline tigre” sono dei tuberi come le patate e vengono chiamate in questo modo a causa delle striature che conferiscono loro una colorazione “tigrata”, provengono dalla Spagna dove sono usate anche nell’industria alimentare sotto forma di bibite, o fresche, da consumarsi come aperitivo. Questi piccoli tuberi hanno cominciato a diffondersi come esche da carpa da alcuni anni, facendosi apprezzare per le loro innumerevoli doti, e da allora sono entrati a far parte delle esche “classiche” del carpfishing. Queste particles sono oggi disponibili in varie qualità e formati in modo che ognuno possa acquistarle secondo il proprio bisogno, e possono essere di taglia selezio-nata o mista. Ovviamente le tiger selezionate di taglia più grossa avranno un costo superiore a quelle miste che normalmente vengono vendute a circa 13 euro ogni 5 kg ( ovviamente più sarà importante il formato, e più scenderà il prezzo d’acquisto ). Questi tuberi hanno svariate qualità: hanno un ottimo gusto, resistono bene sull’innesco e evitano interferenze da parte del pesce bianco poiché solo la carpa è in grado di triturarle e digerirle a dovere. A proposito di quest’ultimo punto è interessante ricordare come alcuni anglers, qualche anno fa , sollevarono seri dubbi sulla digeribilità di queste esche sostenendo che facessero male alle carpe, e come questa teoria sia oggi assolutamente sconfessata. Infatti, sebbene sia vero che le tiger non siano facilissime da digerire, è anche vero che le carpe riescono comunque ad assimilarle a patto che vengano cotte a dovere. La cottura si effettua tramite bollitura ( meglio se dopo ammollo preventivo ) fino a quando non noteremo la totale reidratazione delle nostre noccioline e la sparizione delle grinze. Per ciò che riguarda le “aggiunte” vale il discorso fatto per il mais. Da ricordare infine che questo tipo di granaglia spesso non viene accettata immediatamente dal pesce e quindi necessita di una pasturazione preventiva, a meno che non siate sicuri che altri carpisti la usino regolarmente nelle acque da voi frequentate.
Si tratta di un esca semplicemente formidabile tanto da essere considerata la migliore granaglia esistente da pescatori del calibro di Rod Hutchinson e Ken Kownley. Queste bacche hanno dimensioni ridotte, e ciò le rende spesso preda dei pesci più piccoli, ma allo stesso tempo le rende irresistibili e poco sospette alle carpe più grandi anche se usate in grosse quantità nei dintorni dell’innesco. La loro efficacia si manifesta in tutte le sue potenzialità soprattutto nelle acque calde. Si trovano ormai senza difficoltà sul mercato in vari formati e a prezzi molto simili a quelli delle tiger nuts. La loro preparazione è semplice e viene fatta tramite bollitura, che non dovrà andare oltre i 10-15 minuti in modo che i semi rimangano compatti e non si spappolino al tatto. Ovviamente, effettuata la bollitura, lasceremo le bacche a fermentare nella loro acqua per un minimo di 24 ore. Esiste però un altro un metodo di preparazione descritto da Ken Townley nel N° 35 di Pescare Carpfishing che si basa sull’aggiunta di aromi e altri additivi e che vi riporto brevemente. Per 2 kg di bacche secche: sbriciolare in acqua bollente 4 dadi di brodo di carne fino al loro completo scioglimento, sciogliere 300 gr di zucchero nel liquido ottenuto e versare il composto sui semi precedentemente collocati in una catinella di medie dimensioni. Fatto questo, riempite la bacinella con acqua fredda e aggiungete 20 ml del vostro aroma preferito e 5 ml di sweet cajouser della Nutrabaits, infine mescolate facendo in modo che i semi assorbano il liquido in maniera uniforme lasciandoli così per 24 ore. Finita questa fase, li bollirete controllando che non diventino troppo molli e poi, a cottura ultimata, li trasferirete in un secchio a chiusura ermetica dove li lascerete a fermentare per il tempo che desiderate. Eseguite queste operazioni, le bacche devono solo essere usate!
E' sorprendente pensare come questo piccolo seme sia in grado di fare la differenza in ogni uscita, e come allo stesso tempo esso venga completamente snobbato da molti carpisti. I semi di canapa provengo dalla pianta il cui nome scientifico è Canna-bis Sativa e sono anch’essi venduti nelle agricole in comodi sacchi da 25 kg. Questi semi però si acquistano ad un prezzo ben più alto di quello del mais ed esso oscilla da 1 a 2 euro al chilo, e ciò li porta spesso a non essere usati dai carpisti con regolarità. Tutto ciò è un errore in quanto a fronte del maggior costo, questi semi possono vantare un ottimo rendimento anche se usati in quantità modeste, consentendoci di ottenere risultati memo-rabili con una spesa contenuta. La canapa infatti è ricchissima di vitamine, oli nutrienti e proteine vegetali e scatena nella carpa una vera e propria frenesia alimentare che la induce ad aspirare tutto ciò che si trova di fronte, inoltre lascia nel pesce un ricordo che lo spinge a tornare nel posto in cui l’ha assaggiata nella speranza di trovarne dell’altra. Anche questi semi devono essere bolliti finchè non vedrete spuntare da essi i piccoli germogli bianchi racchiusi nei loro gusci, in quanto solo allora sarà pronta a sprigionare tutto il suo potere attirante. Questo tipo di particles è difficile da innescare viste le sue dimensioni ridottissime e quindi troverà la quasi totalità del suo impiego in fase di pasturazione ( attenti alle correnti dei fiumi, potrebbero spazzare via tutti i semi rendendo vani i vostri sforzi! ). Molto validi anche i mix basati sulla canapa, i quali produrranno boilies di sicura efficacia.
IL MAIS:
ognuno di voi sicuramente ha già pescato con quella che possiamo definire senza ombra di dubbio la “regina” delle particles e l’esca da carpa per eccellenza, ve-diamone quindi le caratteristiche principali. Il mais è presente in commercio in varie forme e dimensioni comprese le taglie mini e il mais gigante, tra tutte le varietà però quella che normalmente viene usata dai carpisti è il cosiddetto “dente di cavallo”. Questo tipo di mais è un mais di bassa qualità, molto grossolano, e quindi viene destinato all’alimentazione degli animali da fattoria, e questo lo rende semplicemente perfetto per i nostri scopi in quanto potremo acquistarlo in grandi quantità spendendo poco. Nor-malmente lo si trova nei negozi di prodotti agricoli in pratici sacchi da 25 kg che potran-no costarvi dai 5 ai 7 euro. Il mais deve essere adeguatamente preparato prima che possa essere gettato in acqua, poiché se una carpa lo mangiasse secco incorrerebbe senza dub-bio in grossi fastidi all’apparato digerente che in alcuni casi possono portare il pesce alla morte. Il mais deve essere preparato tramite bollitura, operazione che potrà durare, a se-conda dei casi, dai 20 ai 40 minuti, al termine dei quali, lo lasceremo riposare nell’acqua di cottura fino a quando non sarà il momento di usarlo. Effettuando questa operazione bisogna stare attenti a non cuocerlo troppo in quanto così facendo lo renderemmo troppo molle e quindi difficile da mantenere sull’innesco. Un altro modo per preparare il mais è quello di lasciarlo semplicemente in ammollo in acqua finchè i chicchi non si siano cotti per fermentazione ( l’odore che esso sprigionerà sarà senza dubbio gradito alla carpa ma lo sarà sicuramente meno per chi vi sta vicino! ). Molto diffusa è la pratica che vede tanti carpisti potenziare il mais con vari additivi, i quali vanno dal semplice zucchero ( di norma 1 kg ogni 5 di mais ), fino ad arrivare agli stimolatori, e agli aromi. Personal-mente ritengo che il mais al naturale vada benissimo anche se quando cerchiamo gli amur consiglierei di aromatizzarlo con stecche di cannella oppure con oli essenziali co-me l’eucalipto, il finocchio o il rosmarino. Se proprio però vogliamo trovare un difetto a questi semi bisogna dire che date le loro dimensioni risultano poco selettivi sulla taglia del pesce e quindi sono da sconsigliare in zone infestate di pesce bianco ( anche se al Tevere per esempio, nonostante carassi, cavedani e compagnia bella, risolvono spesso delle sessioni che sembrerebbero stregate! ). Detto questo vi esorto a tenere sempre pre-sente questa fantastica esca per le vostre uscite in quanto in essa si abbinano un ottimo gusto ed un potere nutrizionale costituito da carboidrati e vitamine che la rendono im-mediatamente gradita alle carpe e quindi assolutamente vincente.
IL MAIS:ognuno di voi sicuramente ha già pescato con quella che possiamo definire senza ombra di dubbio la “regina” delle particles e l’esca da carpa per eccellenza, ve-diamone quindi le caratteristiche principali. Il mais è presente in commercio in varie forme e dimensioni comprese le taglie mini e il mais gigante, tra tutte le varietà però quella che normalmente viene usata dai carpisti è il cosiddetto “dente di cavallo”. Questo tipo di mais è un mais di bassa qualità, molto grossolano, e quindi viene destinato all’alimentazione degli animali da fattoria, e questo lo rende semplicemente perfetto per i nostri scopi in quanto potremo acquistarlo in grandi quantità spendendo poco. Nor-malmente lo si trova nei negozi di prodotti agricoli in pratici sacchi da 25 kg che potran-no costarvi dai 5 ai 7 euro. Il mais deve essere adeguatamente preparato prima che possa essere gettato in acqua, poiché se una carpa lo mangiasse secco incorrerebbe senza dub-bio in grossi fastidi all’apparato digerente che in alcuni casi possono portare il pesce alla morte. Il mais deve essere preparato tramite bollitura, operazione che potrà durare, a se-conda dei casi, dai 20 ai 40 minuti, al termine dei quali, lo lasceremo riposare nell’acqua di cottura fino a quando non sarà il momento di usarlo. Effettuando questa operazione bisogna stare attenti a non cuocerlo troppo in quanto così facendo lo renderemmo troppo molle e quindi difficile da mantenere sull’innesco. Un altro modo per preparare il mais è quello di lasciarlo semplicemente in ammollo in acqua finchè i chicchi non si siano cotti per fermentazione ( l’odore che esso sprigionerà sarà senza dubbio gradito alla carpa ma lo sarà sicuramente meno per chi vi sta vicino! ). Molto diffusa è la pratica che vede tanti carpisti potenziare il mais con vari additivi, i quali vanno dal semplice zucchero ( di norma 1 kg ogni 5 di mais ), fino ad arrivare agli stimolatori, e agli aromi. Personal-mente ritengo che il mais al naturale vada benissimo anche se quando cerchiamo gli amur consiglierei di aromatizzarlo con stecche di cannella oppure con oli essenziali co-me l’eucalipto, il finocchio o il rosmarino. Se proprio però vogliamo trovare un difetto a questi semi bisogna dire che date le loro dimensioni risultano poco selettivi sulla taglia del pesce e quindi sono da sconsigliare in zone infestate di pesce bianco ( anche se al Tevere per esempio, nonostante carassi, cavedani e compagnia bella, risolvono spesso delle sessioni che sembrerebbero stregate! ). Detto questo vi esorto a tenere sempre pre-sente questa fantastica esca per le vostre uscite in quanto in essa si abbinano un ottimo gusto ed un potere nutrizionale costituito da carboidrati e vitamine che la rendono im-mediatamente gradita alle carpe e quindi assolutamente vincente.





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